sabato 24 agosto 2013

Un altro film ancora, prima di partire...



Ebbene sì, finalmente posso dirlo: si parte!!!
Avete presente il momento in cui vi trovate in casa e le valigie vi guardano con aria minacciosa e bramose di essere caricate in macchina? Ecco. Ci siamo quasi, la partenza è prevista per questa notte, ma tra borse, borsoni e borsotti, più due pargoli, Milo (il cane) e la nonna, direi che è meglio avvantaggiarsi...
Però non potevo andare senza salutare anche voi, così, ho pensato di scrivere questo post a tal proposito e, visto che ci sono, buttarci dentro due righe su un film visto la scorsa sera. Facciamo così, prima la recensione breve, poi i saluti. Che dite?
Bene.

A Good Year - Un'ottima annata  



Sono riuscita a vedere finalmente uno dei più recenti titoli che mancavano a completare la filmografia di un regista che apprezzo moltissimo. Parliamo di Ridley Scott e del suo Un'ottima annata, un film che inebria gli occhi, ammaliandoli con le luci calde della Provenza, e scalda il cuore. Inutile negarlo, ci vogliono storie come queste ogni tanto. Per comprendere almeno la nostra più grande forza, un'arma e ancora di salvezza: la possibilità di scegliere. Max/Russel Crowe riesce ad incarnare alla perfezione l'uomo svuotato dai numeri, una macchina che produce soldi ininterrottamente. Eppure quando torna nella sua terra, un po' come quel Massimo che fu Gladiatore, afferra le sue risposte. Diviene un uomo libero e vivo. Non si può scegliere tra i soldi e la propria vita, o meglio, non ci si dovrebbe fermare a cercare la risposta...
La vita prima di tutto.


Ed eccoci ai saluti ufficiali...
(Ufficiali perché vengono letteralmente riportati dalla pagina feisbuk. Sono una delle più grandi soddisfazioni del signor Tempo ultimamente, lo so.)

Questa notte si parte per le tanto sospirate "ferie". Il mare e i meravigliosi tramonti della Calabria mi aspettano, che dire, mi mancherete tantissimo, mi mancherà CriticissimaMente...ancora non so se portare il computer con me, se lo facessi appena potrò scriverò qualcosa, in caso contrario, mi abbandonerò completamente al sole e alla lettura. 
Quest'anno ho scelto due libri piuttosto insoliti rispetto alle mie letture. Erri De Luca e i suoi "Tu, mio" e "Una nuvola come tappeto". Vediamo come va.
Ci si vede presto...vedete tanti film, mi raccomando non troppi altrimenti potrei soffrire d'invidia. Quella buona...


Questo è il Van Gogh del film, ricordate?
"Strada con cipressi e cielo stellato".
Bellissimo!!!



venerdì 23 agosto 2013

Giro, vedo gente, mi muovo...



Questa mattina mi sono svegliata con una news piuttosto sfiancante. Ben Affleck sarà il nuovo Batman...
Non è mai bello iniziare la giornata in questo modo, soprattutto se già fluttuano per la casa, e ovunque ti muova, pensieri e impicci vari che proprio non ne vogliono sapere di mollare la presa. Che dire, il fatto è che avevo da poco imparato ad apprezzarlo, parlo di Affleck eh, come regista almeno. Però parliamo di Batman, cazzarola!!!

Detto questo, stavo pensando a quante ricorrenze e cose varie ci sono state in questi ultimi giorni. Così, riflettevo non solo sulla mia assenza da queste parti ma anche nella sfera facebookiana. Chi gestisce pagine e vive i social dal di dentro, sa cosa significhi, ad esempio stare dietro a tutti i compleanni di tutti. Oppure ricordare anniversari di nascita, morte (etc. etc.). Si fa, si fa per mantenere vivo l'interesse e il coinvolgimento dei lettori/fan. E poi si fa perché, diciamoci la verità, fa troppa gola anche a noi vedere quel "mi piace" in più oppure assistere a delle esplosioni che finiscono in dispute singolari e sempre interessanti. Ecco perché quando non si riesce a stargli dietro poi, finisce che ci manca davvero, tutto questo.

Che io non stia scrivendo ultimamente è chiaro. Ma non mi crederete se vi dicessi che sto vedendo più film in questo ultimo periodo di quanti non ne abbia visti fino a un paio di mesi fa. Strana la vita a volte. Sento il bisogno di vedere, poi però ne segue come un "blocco". Un'indigestione di idee e pensieri che mi paralizza, mi frena. Passo davanti al computer e provo ad accenderlo, a posizionarmi come mia abitudine, ma niente. Il vuoto totale. (Terribile!). Ma sorvoliamo...

Nanni Moretti ha da poco festeggiato i suoi sessant'anni, ovvio che il titolo di questo post sia un chiaro riferimento al suo secondo film, Ecce bombo. Non so quanto sia attendibile parlare di "certezze" quando ci sono di mezzo troppi crucci esistenziali, però corro il rischio un istante e dico che di una cosa sono certa: alcuni film vanno visti in precisi momenti della nostra vita. Ed è così, c'è poco da fare. L'aspetto più interessante è che non dipende dal nostro libero arbitrio, no. Lo crediamo. Ma decide la vita per noi. Provo a spiegarmi. Io non ho mai amato Nanni Moretti, a dirla tutta mi sta pure un po' sulle balle. Però succede che a volte tu abbia bisogno di sentirti dire determinate cose. Succede che tu abbia il bisogno di "vedere" determinate cose. A costo di farti del male, a costo di ampliare le tue turbe mentali. Sì insomma, come ha detto lo scrittore e poeta italiano Erri De Luca, succede così anche quando prendiamo un libro. Lo facciamo perché ci aspettiamo che da qualche parte, in mezzo a quelle pagine ci sia qualcosa scritto per noi, che faccia al caso nostro. Un concetto affascinante per amare ancor di più la lettura e sentirne il bisogno, quasi fisiologico.

Dunque tornando a Moretti, io mi ritrovo oggi a sentire il bisogno di recuperare tutti i suoi film. Assurdo. Quel che percepisco, a pelle e seguendo le mie sensazioni legate alle poche visioni che riguardano i suoi film, io potrei arrivare perfino ad amare questo regista così poco amorevole, diciamolo pure. Sarà che sto vivendo in una specie di limbo disincantato e smarrito, perplesso e "auto coscienzioso". Rido di me stessa e mi odio, poi mi ri-innamoro e così fino a chissà quale stadio della mia delicata autocoscienza. Non so se c'entri veramente qualcosa tutto questo, con Nanni Moretti. Secondo me sì. Anche se dubito sempre più di me stessa ormai...
lascio a voi la libertà di pensare se sia pura follia slegata o chissà quale briciola di sensata e accettabile logica.






mercoledì 14 agosto 2013

Ho messo il tempo a posto, ma non mi ricordo dove...



"Ho il tempo", sono certa che io ce l'abbia da qualche parte. Come tutti del resto. Capita a volte, però, di smarrire un po' tutto, perfino il tanto temuto e ricercato "tempo". Lo amo e lo odio. E di tutta questa situazione paradossale ciò che mi avvelena di più l'anima fino a dannarla, è pensare che io da sempre combatta per non perderlo di vista. Faccio il possibile per ricordare a me stessa che in fondo l'essere umano tenda, per sua natura, a dare la colpa al Signor tempo, di tutti i suoi fallimenti. Il tempo come capro espiatorio, il tempo come il più facilmente condannabile sul banco degli imputati. Ma alla lunga tutta questa storia non può reggere, lo capirebbe chiunque. 

Lo capisco nei momenti più comuni delle mie giornate, come quando uno dei miei bambini fa una richiesta specifica e io provo a dirgli: "aspetta un attimo amore, dammi il tempo!". Un bambino odia sentirsi dire così, e inizia ad odiare il tempo tanto quanto i grandi...

E' un rapporto complicato questo, con il Signor tempo. Riuscire a mantenere un certo equilibrio con lui (egli, colui, quel maledettissimo!!!) richiede una certa caparbietà. A volte somiglia alla scusa tra le più banali, della serie: "Ma quando ci vediamo?" e la risposta scontata: "Eh mi piacerebbe, se avessi un po' più di tempo".
Stronzate!!! Quasi sempre è così. Il tempo c'è, è lì a nostra disposizione. Eppure capita di perderlo di vista, di non capire più dove sia o peggio ancora vederlo, metterlo a fuoco e sentire la sua voce, ma non riuscire ad afferrarlo. Dio quanto lo odio il tempo quando fa così...

Questo periodo è davvero sfocato, come se la macchina da presa tremolante non riuscisse più a capire dove e come muoversi. Come se non avesse più il binario giusto. Quando si inceppa qualcosa, l'ordine e l'equilibrio spazio-temporale vanno a farsi benedire chissà dove. Forse il tempo è solamente l'ennesima dimostrazione del fatto che, laddove vinciamo e perdiamo, ci siamo NOI. Il resto fa da cornice, sono comparse. Anche se non è da escludere che queste condizionino la nostra vita. 


Il tempo aiuta e condanna allo stesso modo (e allo stesso tempo). Assurdo vero? 
Eppure, per quelli che, come me, fanno del tempo un amico prezioso e un rifugio incontaminato dove esista ispirazione e la più semplice delle possibilità di dire qualcosa e scriverla, è esattamente così. Quando pensiamo di aver perso il nostro tempo, non è lui ad averci abbandonato. No. Siamo noi ad averlo smarrito.

Va così un po' anche nella vita in generale, magari pensiamo di aver perso qualcosa o qualcuno e ci laviamo le mani da ogni responsabilità. Invece...

Io oggi credo di aver perso il mio tempo. Mi guarda, mi osserva costantemente, ogni tanto mi confida qualcosa, una parola un piccolo suono. Ma io non sento nulla, sento solo l'aria che si smuove in qualche modo e va a finire da qualche parte (Dio solo sa dove...). Ho perso il mio tempo, ce l'ho ma non lo trovo. 
Ed è terribile.


mercoledì 7 agosto 2013

Vota CriticissimaMente ai Macchianera Italian Awards!!!



Attenzione non è imperativo...ma "consigliativo".

Alcuni di voi però potrebbero lamentare, e non a torto, una vergognosa assenza in questi ultimi due mesi da parte della sottoscritta. Come discolparmi? Ancora non lo so. Spero però, anzi ne sono strasicura, che voi comprendiate questo periodo un po' complicato e dal tempo, a quanto pare, maledettamente ristretto. Non è che mi abbiano messa ai lavori forzati eh? O chissà cosa. Però vedete essere mamma significa anche prendere borse, borsoni, secchielli, palette e chi più ne ha più ne metta, e portare i tuoi adorabili diavoletti al mare. Chi ha figli sa. Immaginate che i bambini hanno tutta una serie di loro ferree regolette, per cui "se mamma non ci porta al mare, automaticamente mamma è brutta e cattiva". Va così la vita da genitore...

Dunque una volta rivelatovi l'arcano celato dietro la mia mancanza su queste pagine (non riesco più nemmeno a vedere un film al giorno, sapete il detto no? il mare stanca. Con la piccola differenza che con i miei bambini non funziona. Se c'è una stanca a fine giornata, quella sono sempre e comunque io. Che stia diventando vecchia? Bah.) veniamo ai Macchianera. Cosa sono?

Semplice, a Hollywood hanno gli Oscar e noi blogger qui, abbiamo i Macchianera Italian Awards. Questo significa che, se avete un blog/sito del "cuore", un blog che leggete e seguite abitualmente e sempre con la stessa curiosità e lo stesso affetto, beh, merita la vostra segnalazione. E' chiaro che io me ne stia buona in disparte e vi dica: fate la vostra scelta senza farvi influenzare da questo post (pare vero...). Dunque, qui di seguito troverete il form da compilare, mi raccomando le regolette da rispettare e poi nulla di più. Cos'altro dirvi se non, "votate CriticissimaMente e farete cosa buona e giusta"!!! Scherzi a parte, spero davvero di tornare presto attiva come allora (sembra chissà quanto tempo è passato) e di trovarvi tutti, sempre qui presenti, per discutere e chiacchierare insieme su ciò che appassiona e ci lega nonostante le distanze e questo schermo.
A presto...e grazie infinite a chi farà il mio nome.
(Vabbè grazie anche a chi se ne fregherà altamente, se no sembra che abbia delle preferenze).


venerdì 2 agosto 2013

Pain & Gain - "No. Non è una cagata pazzesca!!!".



Doverosa premessa giusto per iniziare: non ho mai amato Michael Bay, se dovessi contare le volte in cui io lo abbia visto simile ad un regista, ne ricorderei due, massimo tre. 

Detto questo, aggiungo che se non fosse stato per un curioso consiglio giunto da un fidato amico cinefilo, io, 'sto film qui, non lo avrei minimamente preso in considerazione. Insomma non sarei andata in sala neanche sotto minaccia...e invece...
Come spesso accade, minori sono le aspettative maggiore la possibilità di rimanere sorpresi. In maniera positiva ovviamente. Fu così che una comune spettatrice profondamente schifata da quel cinema che esibisce muscoli, soldi, sesso, droga e altro non fa che pompare tutto pur di nascondere il vuoto significativo che vi è dietro, vede Pain & Gain e non rimane stecchita in sala, no. 

Bay torna a un budget abbastanza modesto, se così si può dire. Certo qualsiasi somma sembrerebbe modesta se paragonata ai miliardi inutili spesi per far muovere un ammasso di robottoni...però. Riconosciamo questo, finché possiamo e proviamo a capire perché stavolta Bay, in fin dei conti, abbia fatto qualcosa degno almeno di una visione. Pain & Gain è una storia vera.
Siamo in Florida, Miami  ed è il 1995. Daniel Lugo/Mark Whalberg è un personal trainer presso la Sun Gym. Lugo è il classico invasato che vive per il fisico, che si scola litri di assurdi frullati dai colori improponibili e spera di sfondare, in qualche modo, nella vita. Convinto che un grande fisico debba essere accompagnato da un altrettanto grande conto in banca, decide di organizzare un sequestro ai danni di un suo ricco cliente. Per farlo, si serve di due compagni più o meno "svegli" e con le sue stesse ambizioni. Paul/Dwayne Johnson e Adrian/Anthony Mackie saranno i compagni di sventura e dell'impresa più folle e idiota che vi capiterà di vedere in sala. 


Vedete, c'è sempre qualcosa che in un film sembra attirare la nostra attenzione. Almeno qualcosa che ci faccia credere in lui, che non ci faccia soprattutto pentire di un biglietto sbagliato e non rimborsabile. Io credo che al di là dell'idea generale che uno ha di un regista, non si deve mai escludere la possibilità di apprezzare un film, fosse anche per la prima ed unica volta. Non credo ancora che Bay sia un grande regista, però devo ammettere che Pain & Gain è uno dei migliori titoli che io ricordi, dai tempi di "Bad boy bad boy what you gonna do". Sì perché stavolta Miami si presta ad ospitare un fatto di cronaca realmente accaduto e Bay, con un lungo flash back e qualche ripresa amatoriale, altro non fa che riportare gli assurdi fatti.

Non si vieta di metterci del suo, ovvio. Quale regista non lo farebbe? Nel senso che tutto il film sembra quasi una sorta di disperato messaggio ai giovani. A tutti quelli che magari non hanno fatto il college e si ritrovano a trent'anni senza ambizioni, senza un valido motivo per alzarsi la mattina. Un urlo assordante che preannuncia la tragica fine di tre poveri idioti che rincorrono il sogno americano. E credetemi, parentesi fondamentale per me, io non ho mai considerato Johnson un attore, eppure il tossicomane fatto di coca e di "Cristo" è stato per la prima volta in grado di trasmettere qualcosa che vada al di là di un corpo pompato. Whalberg  secondo me può fare ciò che vuole, addirittura torturare un povero colombiano e suscitare compassione, pena con quel pizzico di simpatia inverosimile. In realtà, la cosa che più sconvolge di questo film, è pensare che lo spettacolo cui stiamo assistendo altro non è che una storia folle quanto reale. Degli arti cotti alla brace davanti casa, tentativi di sequestro con tute da ninja o alieni verdi...

Il sangue e il sudore che "fuoriescono" dallo schermo, così come i dialoghi assurdi, riportano senza dubbio alle trovate del genio in vestaglia che si ritrova un cadavere in casa e deve ripulire prima che torni la moglie dal lavoro. Una situazione identica che Bay ripropone, certo non è la stessa cosa. Se non altro, per far fronte alle critiche che parlano dell'ennesima "cagata" di Bay, io ho visto in questo film qualcosa per cui vale la pena andare in sala. 


Una violenza che si esibisce sullo sfondo di un siparietto tanto stupido e pompato, che non lascia scampo. La storia di un povero coglione che non ha fatto il college e vive per il fitness; vittima della sua stessa malata voglia di essere, "migliore di". Una storia assurda quanto reale. Violenza, droga, sesso e un Cristo che mette in difficoltà i suoi stessi fedeli. Occhio perché Johnson potrebbe stuzzicare la mente di Quentin... 
Da vedere. Sì. 



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